mercoledì 19 gennaio 2011

Comincia l'anno nuovo.

Salve!


di ritorno da una breve vacanza con Tomoko e Camillo a Paestum


e sulla Costiera Amalfitana,




sono andato oggi a Vallombrosa per vedere se è iniziata la nascita dei Dormienti (Hygrophorus marzuolus).
Per la verità volevo farlo ieri ma poi avevo da mettere a posto un po' di cose e così sono andato stamani mattina alle 9.

Come pensavo, comincia a nascerne qualcuno ma siamo proprio agli inizi, anzi prima (!), visto come sono quei pochi che ho trovato. Comunque sono entrato nel nuovo anno. Ed è già qualcosa. Ecco le foto.

Vallombrosa, sotto il Saltino (7/800 metri, Abete bianco)







Al contrario di come avviene usualmente, sono abbastanza robusti.
Di solito i primi rimangono parecchio in terra per il freddo e la neve.
Così crescono molto lentamente e tendono a diventare nerastri, brutti.
Questi invece sembravano intenzionati a venire su bene.

Tornerò a dare un'occhiata all'inizio della prossima settimana.

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Chiudo con una divagazione sullo stato della Foresta Demaniale di Vallombrosa.
Uno schifo.
Tutti gli anni vado lì a inizio di stagione e trovo il terreno distrutto, sovesciato a tappeto dai cinghiali. 
Tutti gli anni dico che peggio di così non si può e tutti gli anni mi accorgo che invece si può, eccome.
Anche questa volta.
E il bello è che hanno avuto il coraggio di metterci i cartelli di Foresta Biogenetica etc.
"Allevamento di maiali a cura del Corpo Forestale dello Stato", avrebbero dovuto scrivere. 
Lo dedico anche alle anime belle che tutte le volte che si parla di abbattimenti strillano come aquile.
Partono subito con le proteste: cattura e spostamento in altri lidi (come se poi anche quelli non fossero già pieni o potrebbero divenirlo in tempi rapidi), anche loro sono creature di Dio, etc. etc.
Ormai ne abbiamo milioni e si dovrebbe lasciare che proliferassero a loro piacimento.
Se poi l'ambiente va a ramengo chi se ne frega.
Per me i cinghiali (il discorso vale anche per daini e caprioli, pure loro in eccesso) non si spostano, si abbattono. Tra l'altro sono buoni da mangiare.
Un tempo erano limitati dai predatori e dalle epidemie di peste suina.
Ora la seconda non esiste più, perché quando si ha notizia dei primi casi, gli allevamenti vengono chiusi e per precauzione si procede agli abbattimenti, che in quel caso sono ammessi. Gli animali domestici si può, quelli selvatici no.
E, per quanto riguarda i predatori, la tigre dai denti a sciabola è estinta, i lupi pure e comunque non costituiscono un grande pericolo.
Sono più a rischio loro se decidono di attaccare un branco o un verro in piena salute.
Tutt'al più possono sopprimere qualche individuo malato o immaturo, ma a quello provvederebbero ugualmente le intemperie.
Perché il cinghiale in salute è un carrarmato. Senza cingoli e senza cannone è vero, ma che se ne fa un baffo del lupo.
E poi questi non sono neppure cinghiali veri e propri ma maiali cignalati o cinghiali ammaialati, chiamateli come volete, provenienti dall'Europa dell'Est che qualcuno molto intelligente e molto ben ammanigliato ha deciso diversi lustri fa di liberare nei nostri boschi. Con risultati esiziali.
Già le abetine erano malate per conto loro.
Ora stanno una bellezza con queste bestie che passano tutta la notte a scavargli le radici in cerca di non si sa che cosa.

Vorrei sapere dove era la Forestale quando questa specie, di gran lunga più prolifica di quella nostrale, è stata introdotta. In un ambiente che non le è poi neanche tanto congeniale, almeno quello di abete.
Non dovrebbero essere loro a controllare il territorio e tutto quello che vi accade?
Oppure stanno lì soltanto, come mi accadde anni fa, per farmi di aprire il baule dell'auto e controllare che non avessi estirpato (non l'avevo fatto, naturalmente) un abetino (era il periodo natalizio)?
E dove vai, Casentino, Pratomagno, Chianti, Mugello, è sempre lo stesso disastro.
Con tanti saluti a microfauna e microflora, un tempo largamente rappresentati nel sottobosco ed ora soltanto un ricordo.
A Vallombrosa non vedo la pallina di foglie del nido di un moscardino da lustri.
Trenta anni fa erano frequentissimi ed era un piacere entrare nell'abetina.
Sembrava di essere in un tempio con le colonne dei tronchi che salivano verso l'alto fino quasi a sparire dalla vista e il terreno che sembrava celare chissà quali aspettative, tanto era integro e liscio.
Ora cammini in mezzo all'arato e non sai se tra tutte quelle zolle buttate all'aria possa celarsi un fungo.
Concludendo, prima la natura provvedeva automaticamente a riequilibrare le alterazioni che potevano portare a situazioni di degrado come quella attuale.
Ora, grazie a tutte le nostre chiacchiere e all'indifferenza di chi dovrebbe provvedere, le degenerazioni si incancreniscono ed i risultati sono disastrosi.
Un vero peccato.

Scusatemi per questo sfogo, ma tutti gli anni mi viene lo stesso magone.

Arrivederci!

P.S.:
Mentre finisco di scrivere comincia a piovere piuttosto forte.
Acqua fredda, ghiaccia.
Chissà cosa succede in alto.

sabato 1 gennaio 2011

I Porcini - 2°


Seconda parte Porcini.

Salve!

Riprendo la pubblicazione delle foto da dove avevo interrotto.

26/8/2010 Abetone. Foresta della Secchia. Abeti bianchi e rossi.
Boletus edulis.





Questa è venuta mossa ma il fungo era bello e la metto lo stesso.







Mimetismo. I due funghi piccoli non sono Porcini ma Cortinari.





Evidenti fori di larve nella parte erosa dalle lumache.





27/8/2010, mattino. Abetone. Pian di Novello. Abete bianco e faggio.
Boletus edulis.
Però c'è anche qualche Estatino. Uno tipico qui sotto.
Anche questo è un Reticolato.
Questo invece è un Bastardo.
E c'è anche un pinophilus.



27/8/2010, pomeriggio. Abetone. Foresta della Secchia. Abeti bianchi e rossi.
Boletus edulis.






1/9/2010 Abetone. Foresta della Secchia. Abeti bianchi e rossi.
Boletus edulis.





Boletus edulis concresciuto con Boletus erythropus.






7/9/2010 Abetone. Foresta della Secchia. Abeti bianchi e rossi.
Boletus edulis.











Aborto di Boletus edulis compresso fra le radici di un abete rosso.

Dopo l'estrazione.







10/9/2010 Abetone. Foresta della Secchia. Abeti bianchi e rossi.
Boletus edulis.




















13/9/2010 Abetone. Foresta della Secchia. Abeti bianchi e rossi.
Ultimi Boletus edulis (presentabili).




1/10/2010 Vallombrosa. Abete bianco e castagno.
Boletus edulis.




2/10/2010 Passo della Consuma. Abete bianco e faggio.
Boletus edulis.










6/10/2010 Monticiano. Cerro e castagno.
Boletus aereus.





Boletus aestivalis.






7/10/2010 Passo della Consuma. Abete bianco, faggio e pino nero.
Boletus edulis.
















8/10/2010 Monticiano. Cerro.
Boletus aereus. 

Boletus aestivalis.


Boletus aereus & Boletus aestivalis.

10/10/2010 Monte Secchieta. Faggio.
Boletus edulis.


Più tardi. Vallombrosa. Abete bianco e castagno.
Boletus edulis con Clitopilus prunulus e Amanita muscaria .


12/10/2010 Passo della Consuma. Faggio e acero.
 Boletus edulis.
















15/10/2010 Passo della Consuma. Abete bianco, faggio, acero e pino nero.
Boletus edulis.



Questi due sembravano pinophilus e invece erano edulis.


19/10/2010 Passo della Consuma. Faggio, acero e pino nero.
Boletus edulis.






26/10/2010 Passo della Consuma. Abete bianco e faggio.
Boletus edulis.





Una bella coppia (un po' appannata!). 


Nel buio del sottobosco.
Bello, giovane e ben infarinato di pruina. 



Ma ormai sono rimasti in pochi.

4/11/2010 Passo della Consuma. Abete bianco e faggio.
Boletus edulis.

Troppa pioggia. Sono tutti smangiucchiati dalle lumache.

Nell'abete bianco.

Nel faggio un po' meglio.







Comunque ormai non vale la pena di tornare ancora.



Fine

In ultimo vorrei spendere due parole su dei funghi del tardo autunno che un tempo trovavo in grande quantità ed ora nei posti che conosco sono completamente spariti: i Cimballi o Ordinali [Clitocybe geotropa (Bulliard) Quélet e Clitocybe maxima (Fl. Wett. ex Fr.) Kummer].
Ho sentito dire che in molte altre zone stanno diventando rari ma so anche di persone che ne trovano ancora molti, o così dicono.
Si tratta di funghi molto profumati (mandorla amara) e di eccellente commestibilità, un po' coriacei se molto grossi ed utilizzabili solo nel cappello.
Negli anni dal 1975 al '90 li trovavo nelle colline di Pelago, sopra Pontassieve, in quantità industriali. Nei campi incolti, sotto olivi, cipressi e cerri con sottobosco di scopa.
Ora sono del tutto scomparsi.
Per fortuna ne trovo qualcuno in luoghi dove prima non sospettavo neanche potessero nascere, in settembre/ottobre. Negli abeti bianchi, all'Abetone (1.300 metri) e nei faggi al Passo della Consuma (1.100 metri)!
Potrebbero essere delle forme giganti di Clitocybe gibba (imbutino) ma non credo perché raggiungono dimensioni notevoli sia nel diametro del gambo (anche 4-5 cm.) che in quello del capello (20-30 cm.).

Ecco alcune foto di quelli trovati quest'anno al Passo della Consuma.










Chiudo con l’augurio che l’anno che sta arrivando ci porti tanta serenità e anche tanti funghi di ogni specie.


Buon Anno a tutti!


31 dicembre 2010