venerdì 16 agosto 2013

Nihon!

Buongiorno!

Fatto il rapporto sul concerto della famiglia Kamimura, riporto qui di seguito alla rinfusa, molto alla rinfusa, considerazioni e fatti quotidiani del nostro soggiorno in Giappone.
Parte di quello che illustrerò l'ho già detto in altra occasione ma lo ripeto ugualmente, anche per confermare un po' i miei ricordi.
Ecco qua.

Come ho detto nel post di ieri, in Giappone si usa molto fare regali ad amici, parenti e superiori (tutto il mondo è paese) nella vita pubblica e lavorativa.
Sempre, ma soprattutto in estate e per le feste di fine/inizio anno.
Soprattutto prodotti alimentari e bevande, ma non solo.
Regali che costano non poco.

Un'anguria. Siamo in grande magazzino di livello medio-alto. Quella di sinistra costa 80 euro (10.500 yen)! Quella di destra "solo" una cinquantina ma, fatto curioso, non la puoi portare via. Si può solo farla spedire (sta scritto nel cartello in basso) a qualcuno!



E quello del prezzo di frutta e verdura è il problema. 
Perché in Giappone costano l'ira d'Iddio.
Sicuramente molto migliori (sempre buone, mentre da noi si prende qualche fregatura) perché certamente più curate ma comunque a livelli da oreficeria.


Due pesche belle, grosse e involtate come un neonato, quasi 7 euro!
 
Un cestellino di ciliege? 9 euro.
Se poi le volete di lusso, una cassettina da forse un chilo, 80 euro.

Uva a caro prezzo (40 euro un grappolone).


Un cibo molto appetito in Giappone? Il granchio (kani). Questi costano da 105 a 165 euro (l'uno).

Un po' più economici (e più piccoli). da 53 a 57 euro.
  
Altri regali in esposizione.


Pesce (confezione posticcia, da esposizione), a sinistra 33 euro, a destra 42 euro.

Confezioni di riso (12 sacchetti) da una libbra a sinistra 73 euro, da 300 gr. a destra 57euro.
Carni speciali, sinistra 57, destra 80.

Un melone + 5 confezioni di gelatina (di melone), 40 euro.
 
Parte di un tabellone che illustra i vari regali disponibili.

Gelatine a 24 euro (ma a chi ha la tessera fanno lo sconto del 10%).

Birra, molto regalata (e molto costosa), con salsicce (care anche quelle).

E, visto che siamo a parlare di commestibili, qualche fungo, materiale di nostro interesse, venduto nei supermercati giapponesi.
Tutta roba coltivata e quasi tutta lignicola.
Che, contrariamente al solito, non costa molto.



Pleurotus eryngii

 Lentinus edodes (Shiitake)

Pholiota nameko (scivolosissimo!).

Grifola frondosa.

Lyophyllum shimeji.

Pleurotus cornucopiae (un regalo di Nobuo-san).

I soliti Psalliota/Agaricus bispora nelle due colorazioni.

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E poi a giro per Sapporo e dintorni.


All'Odori Koen, il parco nel centro della città, lungo circa 1,5 km.
 
C'è stato un concorso floreale. Questi sono tutti classificati in basso. Non c'è traccia del vincitore!
 
Sullo sfondo la Torre della televisione.

 


 Il culto dei defunti

In visita ai defunti della famiglia. Siamo in uno dei cimiteri più grandi di Sapporo, Takino.
 
Le tombe vengono addobbate con fiori e stick d'incenso. Ma prima vengono lavate con l'acqua. E ad ogni settore c'è tutto l'occorrente che nessuno si sogna di sciupare o danneggiare. Proprio come in Italia.
 


Il cimitero di Takino è molto grande (Sapporo conta quasi 2 milioni di abitanti) e i vari settori sono dislocati in qua e in là in mezzo alla rigogliosa foresta primigenia dell'Hokkaido. Qui siamo vicino all'ingresso dove hanno fatto tabula rasa ed organizzato una teoria di riproduzioni dei Moai dell'Isola di Pasqua.


Ci sono anche Stonehenge e sullo sfondo a sinistra un Buddha.


La commemorazione dei defunti in Giappone avviene nel periodo chiamato Obon (13-15 agosto, cioè è finita ieri). 
La mattina del 13 tutti vanno a "prendere" i propri cari e li portano a casa. 
Li "sistemano" nell'altare che ogni famiglia ha e li accudiscono (ma questo viene fatto anche nei restanti giorni dell'anno) con un po' di cibo e di bevande, come se fossero ancora in vita. 
Poi, il 16 (oggi), li "riportano" dove sono in effetti rimaste le loro ceneri.
Un rito che la dice lunga dell'affetto e della memoria che in Giappone hanno per chi è vissuto con noi ed ora non c'è più.

Digressione che poco ha a che vedere con l'argomento piuttosto serio.
Questi dell'Obon sono 3 giorni di vacanza dal lavoro
Come tanti altri periodi di festa che hanno in Giappone, a cominciare dalla "settimana d'oro" (notare settimana) a maggio, e poi la Festa del Mare e così via. 
Lo stereotipo che qui hanno di noi italiani è che siamo sì i discendenti di Giotto, Michelangelo e Leonardo (once upon a time...) ma anche quelli che mangiano spaghetti, suonano il mandolino e, soprattutto, fanno sempre baldoria.
Mentre loro sono sempre al lavoro, poverini.
E poi ti accorgi che hanno quasi il doppio delle nostre festività!


Tornando da Takino fermata all'inceneritore. E' in servizio da molti anni e non ci sono mai stati problemi. Né quando fu costruito, né in seguito. Proprio come in Italia!

L'annessa serra in cui viene in parte utilizzato il calore prodotto dal processo d'incenerimento.



 Al tempio scintoista


Il portale d'ingresso, il Torii (dalla parte sbagliata, il tempio lo abbiamo alle spalle).
 
Prima di accedere ci si purifica con l'acqua.




Si fanno offerte con delle monetine che vengono gettate nella griglia dietro il bancone di legno.
Il prete è già al "lavoro".
Ci sono anche delle bellezze locali in kimono. Ogni tanto si vedono ancora.
Qui si prendono gli oracoli Omikuji (a pagamento) che ti dicono come sarà l'anno per te.

Foglietti che poi quasi tutti lasciano appesi nel cortile perché porta buono.

Questi invece sono gli Ema (tavolette votive, sempre a pagamento, su cui si scrivono i propri desideri ).


Nel  centro di Sapporo


La stazione ferroviaria, dominata dalla JR (Japan Railways) Tower con i suoi 38 piani.


 Nei dintorni sono concentrati tutti grandi magazzini (depato) della città. I normali supermercati invece sono diffusi in tutti i quartieri.

Il reparto pasticceria di un grande magazzino.
L'inquadratura è venuta male, ma quella coppa d'oro in alto al centro, esposta nel reparto oreficeria dello stesso magazzino, mostra un cartellino di 4.950.000 yen. C'est à dire 38.000 euro circa!


Un servito di piattini che abbiamo comprato noi. Costava un po' meno.


Un addetto ai parcheggi, dotato di segnale luminoso.



Di inservienti (all'entrata/uscita e ai vari piani) ce ne sono moltissimi e sono molto utili, soprattutto sottoterra dove è piuttosto buio. Tutti in guanti bianchi e dotati di segnali luminosi. I parcheggi sono strutturati su più piani, sia sotto che sopra terra. Spendendo una certa cifra (normalmente 2.000 yen) si hanno due ore di sosta gratuita, che altrimenti è salatissima (anche più di 300 yen per un'ora). 
Nelle strade secondarie del centro poi è pieno di parcheggi privati convenzionati che praticano le stesse condizioni. Dimostri (con lo scontrino debitamente timbrato dal reparto dove hai effettuato l'acquisto) di avere fatto una spesa adeguata e non paghi la sosta. 
In pratica una buona parte dei piani terra del centro cittadino è costituita da parcheggi.
Un business fiorentissimo.

I grandi magazzini e i supermercati sono aperti sempre (tranne 4 o 5 giorni l'anno). 
Però aprono alle 10 e chiudono alle 20. 
In alternativa per i prodotti di largo consumo ci sono diverse catene di piccoli supermercati che sono diffusissimi (a Sapporo ce ne sono delle centinaia) e restano aperti sempre, 24 ore al giorno tutto l'anno. 


Seicomart è uno di questi.

Poi c'è la 7eleven (pronuncia sebunilebun) a cui fu dato questo nome perché in origine apriva dalle 7 am alle 11 pm.
La Lawson ed altre ancora.


Università di Hokkaido

Hokkaido fino a poco più di un secolo fa è stata una regione selvaggia in cui vivevano soltanto gli Ainu, un popolo dedito alla pesca e alla caccia di cui parlerò poi. 
La colonizzazione avvenne a partire nella seconda metà del 1800 sotto la guida di esperti americani ed occidentali.
Chi dette un'impronta particolare a tutto questo fu il dottor William Smith Clark che nel 1876-77 fondò l'Università e dettò la struttura della città capoluogo della Prefettura (Sapporo) seguendo lo stesso sistema di coordinate usato per quelle statunitensi.
Al dottor Clark è dedicato nel parco dell'Università un busto in bronzo.
Qui è rimasto famoso anche per la sua celebre esortazione ai giovani: "Boys, be ambitious!"


La sede, antico palazzo del Governo dell'Hokkaido.
Sta per iniziare una mostra sui dinosauri.
Olmo gigante nel parco dell'Università.

Pestate poco l'erba!

Mia suocera pittrice nel prato davanti alla Furukawa Hall.



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Quest'anno niente funghi, almeno per il momento che è stato di grande siccità dopo le inusuali abbondantissime nevicate dell'inverno.
Qui normalmente cadono 4-5 metri di neve l'anno, tanto è vero che nel 1972 ci furono organizzate le Olimpiadi invernali.
Quest'anno ne è venuta assai di più ma dopo non ci sono state le consuete precipitazioni primaverili.
Ed ora è siccità.


Con Nobuo-san nel parco di Makomanai davanti agli impianti olimpici.
Qui nascono nelle aiuole(!) tanti Boletus edulis e Ovoli. L'unico fungo però che siamo riusciti a vedere è un Boletus hiratsukae (simil-Boletus aereus).
Comunque c'era questo, di cemento armato, ma transennato perché pericolante.
Funghi di ferro invece (con formica che si ripara) nel giardino di Nobuo-san.




Automobili e circolazione


Come molti sapranno in Giappone funziona tutto al contrario che da noi (non solo per la guida stradale, ma tralasciamo).
Nelle auto il posto di guida è a destra e circolando si tiene la sinistra, che ha la precedenza.
Naturalmente i comandi sono tutti invertiti e Tomoko, che guida sia in Italia che in Giappone, talvolta si confonde e aziona il tergicristallo invece delle "frecce" o viceversa.
Le auto di norma sono molto grandi, un po' all'americana, ma ultimamente con il caro carburante tutte le case hanno cominciato a produrre minicar tipo la Yaris, auto che vengono chiamate kei-jidosha (automobile leggera-piccola).
Ora ce ne sono moltissime ed hanno la targa gialla con i caratteri in nero, mentre in quelle grandi il colore di fondo della targa è bianco.
Il carburante in Giappone costa circa due terzi che da noi.
Quando siamo arrivati, ai primi di luglio, si poteva comprare a 144 yen il litro (1 euro e 10). 
Poi ha avuto degli alti e dei bassi, anche di 10-12 yen per volta.
Quando siamo venuti via costava 154 yen, circa 1 euro e 20.
Occhio agli incidenti (è chiaro) perché se ne avviene uno per cui occorre far intervenire le compagnie assicuratrici bisogna far passare il tutto per il tramite della polizia stradale.
Chi beve non guida perché il tasso alcolico ammesso nel sangue è estremamente basso, lo 0.15%, sempreché si riesca a camminare diritto perché altrimenti siamo già nei guai.
Occorre considerare che i giapponesi hanno una carenza genetica per cui nel loro apparato digerente i livelli degli enzimi preposti alla demolizione della molecola dell'alcol sono molto bassi.
E quindi va a finire che chi deve guidare non beve assolutamente, per evitare noie.
Per questo bisogna stare attenti anche ad altri prodotti che possono contenerlo come i farmaci, le bevande energetiche e i dolciumi.
Quindi, quando si va fuori a fare baldoria, c'è sempre qualcuno che è costretto a restare all'asciutto (là piace molto bere la birra).
Le conseguenza di infrazioni in tale campo, soprattutto se si supera lo 0.25%, sono pesantissime: multe spropositate, sequestro del mezzo, sottrazione di punti a dozzine dalla patente, carcere  e guai a non finire anche per gli eventuali passeggeri.
Alla guida sono tutti calmi, nessuno ha fretta e i semafori, soprattutto quelli delle grandi arterie del centro (larghe anche 20 metri), durano un'eternità
Se hai la fortuna di beccarne uno quando è appena scattato il rosso ci resti a far poco 3 minuti.
Non sono come i nostri ma normalmente hanno due sole postazioni di luci, una a destra prima dell'incrocio ed una a sinistra dalla parte di là.
Cosa questa per cui io non ho mai voluto prendere la patente internazionale.
Perché sono sicuro che prima o poi non vedrei il semaforo e infilerei dritto in mezzo all'incrocio facendo un macello.
Sono dotati di segnali acustici per i ciechi e i marciapedi (larghi anche 5 metri) hanno segnali in caratteri Braille sui margini un po' prima dell'attraversamento, per cui chi non vede può rendersi conto del pericolo pestandoli.
Tra le varie luci del display ci sono anche degli indicatori che mostrano quanto tempo occorre per arrivare al verde.
I ciclisti scorrazzano da tutte le parti e sono un costante pericolo, per cui occhio.
Dei pedoni non parliamo nemmeno, fanno quello che vogliono.
Il limite di velocità di solito è di 50 km./ora in città e di 100 nelle autostrade che sono carissime.
I pedaggi costano almeno il triplo di quelli italiani. 
Anche la sosta, come ho detto è costosissima, ma tutti ricorrono al trucchetto dei grandi magazzini che vendono, tra l'altro, dei buoni acquisto proprio da 2.000 yen che valgono come spesa e si possono utilizzare successivamente.
Anche perché qua, al contrario dell'Italia, non scade mai niente.
Non c'entra nulla, ma la volta precedente che venimmo (??sono in Italia ma sto parlando di cosa accade là come se fossi là; quale verbo usare, andare o venire?) in Giappone due anni fa, Tomoko ritrovò tra le sue cose di studentessa una scheda telefonica da collezione, naturalmente intonsa.
E l'ha utilizzata tranquillamente, dopo più di venti anni.
Del resto è logico: i soldi li hai cacciati e il servizio lo devi avere.
Vallo un po' a raccontare a Telecom & Compagnia!



Benzina a 148,8 yen e gasolio a 128,8.

Auto "kei" della Honda. Sono tutte più o meno uguali e piuttosto bruttine, direi.

Anche questo autocassettone nipponico. Qui è bianco ma spessissimo sono neri. Da fare gli scongiuri.

Campo di esercitazione di una scuolaguida.


Segnaletica stradale giapponese.


Festival della Birra


Qua la birra scorre a fiumi.



Servizio di risciò a pedali.
E con cavalli pesanti a traino.

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Alle prese con i famosi granchi. Mio suocero li ha comprati ai mercati generali a 1.000 yen l'uno, con un gran colpo di......fortuna!
Cocomero a polpa gialla.


Alla festa della scuola dove insegna mia cognata Harumi.

Purtroppo si tratta di una scuola per ragazzi che hanno grossi problemi alla vista.
Qui i ragazzi vengono seguiti singolarmente da insegnanti che cercano di individuare le loro attitudini per poterli indirizzare verso un lavoro a loro adatto e che possa garantire un futuro decoroso.

Con il nipotino lungo il fiume di Sapporo, il Toyohiragawa, al "Water Garden", area attrezzata dove i genitori possono portare i figli a giocare con l'acqua.
Fa un bel caldo anche qui.



In gita alla diga Hoheikyo, a monte di Sapporo.
L'invaso è quasi vuoto a causa della siccità degli ultimi tempi.
Lo scarico dell'impianto. Non c'è proprio acqua.
Attorno tutto bastioni e guglie di lava solidificata che rendono la zona impervia (per arrivare in questa gola hanno dovuto scavare un tunnel di servizio lungo più di un chilometro).

Tira un vento tremendo ed è freddo! Si torna indietro con la navetta.


Il Villaggio e il Museo della popolazione Ainu

Gli Ainu sono la popolazione originaria dell'isola di Hokkaido, di cui Sapporo è il capoluogo.
Sono ancora presenti non essendosi amalgamati con l'etnia giapponese e conservano quindi intatte le loro peculiarità.
Di religione animista sono sempre stati grandemente legati all'ambiente e all'andamento delle stagioni.
Cacciatori e pescatori, nella loro filosofia prelevano dalla natura soltanto quello che serve per vivere.
Considerano le altre entità, animali e vegetali, come parte di un tutt'uno inscindibile di cui anche loro fanno parte.
Per cui non perdono occasione di dimostrare con cerimonie e altro il loro rispetto per gli esseri viventi che sono costretti a sacrificare per nutrirsi.


La capanna principale del villaggio, dove si riuniva tutta la comunità.
L'interno.
I servizi igienici delle signore.
E quelli dei gentlemen.
Nel Museo.
Addobbi e vestiario.
Abito di pelle di salmone.
e scarpe, sempre di pelle di salmone.

Riproduzione di una piroga Ainu.

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In visita ai parenti.
 
Il concerto di alcuni amici e compagni di università di Tomoko.
Pittori all'Odori Koen.
Con Nobuo-san ed un suo collega del Gruppo Micologico di Sapporo.



Pranzi e cene in compagnia

Qua accade molto più che da noi di andare a pranzo o a cena con amici e parenti, nei ristoranti e negli alberghi.
Quando entrate in un qualsiasi locale, la prima cosa che accade dopo che vi siete seduti, normalmente entro 20/30 secondi, è che vi schiaffano davanti un bel bicchiere di acqua gelata farcito di cubettoni di ghiaccio che tintinnano come tanti campanelli.
Estate o inverno (e qui l'inverno non scherza) non fa differenza, arriva l'acqua gelida!




E appena il livello di tale liquido accenna a diminuire eccessivamente, arriva a razzo un cameriere con un caraffone adeguato a rifornirvi. 
Normalmente per mangiare si usano le bacchette (hashi) ma adesso usano molto anche le nostre posate.
Comunque, quando vedono un occidentale, i camerieri portano tutte e due le attrezzature.
Io sono un mago con le bacchette, ed ho imparato da solo senza tanti problemi.
Il problema però ce l'ho per sedermi, se si deve farlo accovacciati in terra come fanno spesso qua.
A me non è mai riuscito, mi stronco tutto.
Fortunatamente ora i ristoranti, tranne pochi, hanno sale in cui è possibile avvalersi delle normalissime sedie e così ci sistemiamo sempre lì.


A mangiare i "ravioli cinesi" (Gyoza). Notare i bicchieri belli gelati e il caraffone relativo.

Il locale.

Ravioli, riso al curry, verdure e condimenti vari, circa 4 euro a cranio.



Al pranzo di ringraziamento per il concerto. In attesa che arrivino gli altri invitati: Tamae-san e sua madre.


Eccoci tutti qua.


Moi e le bacchette.

Così si presenta quello che vi mettono davanti per mangiare. Non c'è un ordine in cui farlo. Si mangia e si beve quello che ci pare quando si vuole. Normalissimo fare rumore aspirando con la bocca, al contrario delle nostre usanze.


Altri avventori ai tavolini con sedie.

Cameriera sulla soglia di una saletta "tutti giù per terra!".


A pranzo con i parenti che vennero al concerto.

Foto ricordo.
A cena, a mangiare spiedini di pollo (Yakitori) e bere sake con l'ex insegnante di canto di Tomoko e suo marito, primario ospedaliero. Grandi appassionati dell'Italia, sono stati nostri ospiti l'anno scorso e verranno  trovarci anche il prossimo settembre.
Rimpatriata di Tomoko con i vecchi compagni di università e di musica.
La hall di un grande albergo. Siamo a pranzo con un'amica di Tomoko.

Nel ristorante "italiano".

Che di italiano non ha nulla. Probabilmente perché i giapponesi assaggiano e non ritornano. E allora il cuoco "italiano" gli fa le pietanze "italiane" giapponesizzate. Così quelli ritornano. De gustibus....


"Yakiniku" (grigliata di carne) al ristorante viking con Nobuo-san.

Ampia scelta di sushi

e di carni varie, ma c'è anche tanto altro.

Si cuociono carne e verdure.
Photo by Nobuo Harikae sama.


Sotto con le bacchette!

Dolci e frutta, poi c'è anche il gelato e dopo il bis e ancora il tris (oppure è il ter)? E poi scoppi!


Il pranzo di commiato dalla famiglia, offerto da noi. Anche questo ad un ristorante con il nome italiano. Decisamente deludente. Ci avevamo mangiato altre volte e non eravamo stati male. Ora però ci hanno detto che hanno un supervisore "italiano" (si tratta di una catena di più punti di ristoro) e quindi abbiamo mangiato i "capellini" fatti a pastasciutta, olè!


La solita foto ricordo.


A cena con i vicini di casa.




E cene casalinghe...






Guardate qua che tavolata di roba è questa! C'è da perderci il capo.

Chiudiamo con l'alimentazione dei giapponesi.
Composta da molte cose che a noi, a prima vista, fanno un po' effetto, ma è naturale.
Poi, mangiandole, sono quasi tutte gradevoli e molte decisamente buone.
Io vado pazzo per il wasabi un condimento piccante verde che ha dato il titolo anche a un film poliziesco, un po' sul semiserio, con Jean Reno a cui piaceva molto il wasabi, appunto.
Ma i piatti caratteristici la tempura (fritto), il ramen (pasta in brodo con carne, ma non solo), il jingisukan (dal nome del condottiero mongolo Gengis-Khan, che però sembra non abbia niente a che farci), in cui ti cuoci da te carne e verdura su un apposito fornello al centro della tavola, per me sono impagabili.
Anche la soba, spaghetti di grano saraceno, sono buoni.
E poi il sushi, il sashimi, roba di lusso.
Più tutta una serie di condimenti tra cui spiccano ortaggi in salamoia e molti scarti del pesce, uova, interiora etc. fermentati e/o salati.
Di verdura se ne mangia molta ma è carissima.
La frutta è un lusso.
Quindi si cerca di risparmiare approfittando di offerte e svendite ai mercati generali.
E chi può coltiva un orto, il che contribuisce grandemente all'economia familiare.
Alimento principe il riso, che sostituisce il pane e viene usato in tutte le salse.
Normalmente si tende a mangiare cibi molto morbidi ma le verdure, al contrario di noi, vengono mangiate poco cotte, quasi crude.
Mangiare a ristorante è piuttosto caro, la sera.
Il giorno invece si può approfittare dei menu formulati a prezzi piuttosto bassi per chi lavora ma di cui tutti possono usufruire.
Inoltre ci sono i ristoranti "viking", che poi sarebbero i nostri "all you can eat", in cui paghi il biglietto all'ingresso (1.200/1600 yen) e ti strafoghi quanto ti pare e, se aggiungi qualche centinaio di yen, puoi avere anche le bevande, alcooliche e non. 

E in tema di bere, adesso comincia ad entrare la filosofia del vino ma comunque le bevande principali rimangono birra e sake (che può raggiungere anche gradazioni molto alte, oltre 25°).
Comunque, su tutti il the (oolong-cha, il più usato, e ocha che sarebbe quello verde).
E naturalmente l'acqua superghiacciata.
Mi pare di aver detto tuttto (si fa per dire).

Ebbastaaa!!!


L'anno prossimo ci vediamo in Italia, vero?

Sayonara!


Sulla via del ritorno.

Va bene.
Sono certo di essere riuscito ad annoiarvi quanto più possibile e quindi smetto di digitare.
Ci risentiremo quando nasceranno i funghi.
A questo punto non prima della seconda metà di settembre, penso.


Molto cordialmente!